Metamorfosi Giorgia
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Metamorfosi Giorgia
di Amedeo La Mattina
Il primo anno di governo Meloni tra promesse non mantenute e aspettative europee: ma non è che il problema sia proprio il sovranismo?
Lei è Giorgia, è una donna, è una madre, è cristiana. E, da un anno, è anche presidente del Consiglio. I primi dodici mesi del governo Meloni raccontano un tentativo di trasformazione per cui né la premier né la squadra del tutto inadeguata che si porta appresso si sono dimostrati pronti. Finora Meloni ha alternato il registro politico identitario, per non tagliare il cordone ombelicale delle origini, e quello istituzionale, che l’ha portata a fare scelte di politica finanziaria ed estera (ad esempio sull’Ucraina), nonché una serie di nomine importanti, in continuità con i precedenti governi. Ha quindi coltivato la comfort zone, ma anche quello che i suoi chiamano deep state, per essere sicura che la macchina dello Stato non andasse a sfracellarsi. Questo sdoppiamento diventerà però insostenibile se vorrà accreditarsi come leader a livello internazionale e sviluppare la sua “amicizia” con Ursula von der Leyen, di cui si preannuncia grande elettrice in Europa, Meloni dovrà accettare di avere dei nemici a destra, ad esempio tra i suoi attuali amici polacchi, ungheresi e spagnoli. Prendendosi il rischio di farsi un po’ risucchiare da quel mainstream che tanto aborre.
Amedeo La Mattina si occupa di politica italiana ed europea dagli anni Ottanta. Ha iniziato all’ANSA e dal 2000 ha lavorato alla redazione romana de «La Stampa». Ha collaborato con «la Repubblica» e oggi scrive analisi politiche per «Linkiesta». Negli ultimi anni ha seguito soprattutto i partiti del centrodestra e i movimenti populisti. È autore di un saggio su Angelica Balabanoff (Mai sono stata tranquilla, Einaudi) e di un romanzo (L’incantesimo delle civette, e/o).
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